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Il Blog di Nicola Lecca

Mese: dicembre, 2012

Iva Zanicchi e Annnamaria Franzoni GRANDI SCRITTRICI – Flaubert, Eco e Stendhal NOIOSI DA MORIRE

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I GUSTI DEI LETTORI NELL’ERA DELLA DEMOCRAZIA MULTIMEDIALE

Ebbene, lo ammetto: a 15 giorni dalla pubblicazione del mio nuovo romanzo “La Piramide del Caffé (Mondadori)  ho paura del giudizio dei lettori. I lettori sono sempre stati gli arbitri più severi per gli scrittori di tutti i tempi: soprattutto ora che Internet ha finalmente dato voce alle opinioni di tutti (regalando a ognuno una ribalta fino a qualche tempo fa impensabile) e  anche i giudizi più astrusi sono potuti venire a galla.

Per rendersene conto, basta collegarsi al forum dell’Internet Bookshop Italia (www.ibs.it). Qui, migliaia di lettori esprimono quotidianamente il loro parere: argomentano dettagliatamente la loro passione per un certo romanzo e, in maniera altrettanto precisa, motivano il loro disgusto per un altro. Suggeriscono libri, ne sconsigliano altri. Di solito il loro dissertare è condivisibile, altre volte regala uno spettacolo esilarante degno di una sceneggiatura di Woody Allen.

Prendiamo ad esempio Flaubert. Nel forum di IBS, Insieme alle tante lodi sperticate, si legge che Madame Bovary : «È un romanzo dalla trama povera», un libro che «dal punto di vista romanzesco non dice nulla». Insomma una storia orribile che – sentenzia un lettore: «non mi ha dato veramente nulla».

Stessa sorte per il premio Nobel Gabriel Garcia Marquez. Il suo Cent’anni di solitudine – addirittura paragonato agli Harmony – viene definito: «un libro estremamente sopravvalutato: molto pesante e troppo ripetitivo». Ancora: «un susseguirsi di visioni senza senso (…) totalmente senza capo né coda». Senza senso sarebbe anche Una Stagione all’Inferno di Rimbaud. Alcuni lettori lo giudicano addirittura: «un delirio senza trama, da leggere quando si terminano tutti i libri del mondo». Uno dei partecipanti sentenzia: «A 13 anni ho scritto una cosa identica, eppure non sono passato alla storia».

Al contrario Polenta di castagne , romanzo autobiografico di Iva Zanicchi, sarebbe un gran bel libro: «un romanzo malinconico»,«pieno di calore e di nostalgia», «una storia bellissima; più fantastica di tutte le favole».

Meno fortuna della cantante italiana hanno avuto Luigi Pirandello e Gabriele D’Annunzio. I loro capolavori Il Piacere , e Il fu Mattia Pascal vengono definiti senza mezzi termini «libri veramente noiosi».

Meglio dedicarsi alla lettura del romanzo “La chiamavano bimba” che ripercorre (sembra con molta grazia) il delitto di Cogne e la storia di Annamaria Franzoni. A sentire il giudizio di un lettore si tratterebbe di «un libro straordinario». Altrettanto straordinario sarebbe A modo mio del calciatore David Beckham. Non soltanto si tratterebbe di «un bel libro», ma, soprattutto, di «una piacevole lettura».

Molto meno fortunati dei calciatori sono gli esistenzialisti. “Le Parole  di Sartre sarebbe «un libro al limite dell’insopportabile». Stessa sorte per Balzac: “Eugènie Grandet” viene definito «un libro semplicemente orribile».

Per fortuna a soccorrere la letteratura mondiale c’è Nicoletta Strambelli, in arte Patty Pravo. La sua autobiografia dal significativo titolo “Bla, bla blasarebbe un romanzo «in cui ogni frase e ogni pensiero hanno la giusta intonazione». Una lettrice aggiunge una nota fondamentale: «Patty Pravo dimostra l’umiltà che solo i grandi hanno».

Probabilmente considerato meno grande della Strambelli, Stendhal scriverebbe libri noiosi. La Certosa di Parma sarebbe, addirittura: «un romanzo bruttissimo fino a sfiorare il ridicolo».

Meglio leggere l’ultima autobiografia di Mike Bongiorno. Una lettura molto consigliata: una specie di «romanzo storico, mitico» un libro «straordinario» che, come è facile immaginare, offre una lettura «scorrevole e piacevolissima».

«Noia e ribrezzo» sono, invece, i sentimenti suscitati da Cecità del Premio Nobel Josè Saramago, mentre Sostiene Pereira di Antonio Tabucchi sarebbe un’ottima “alternativa alla camomilla“.Per non parlare di Alberto Moravia. Un lettore confessa:  Gli Indifferentiè un libro che non consiglio ad anima viva».Tra i libri più bersagliati Il nome della rosa di Umberto Eco: «Un’opera veramente bassa», «Zavorra intellettuale che dà poco» o, peggio, «un libro al servizio della menzogna e dei luoghi comuni più beceri sul Medioevo».Incredibile questo giudizio su Colazione da Tiffany «un libro assai mediocre e a tratti persino deludente. Truman Capote scrittore di terza, forse quarta categoria. Assolutamente insufficiente».

Fortuna che alla letteratura italiana sono rimasti scrittori come Iva Zanicchi, Patty Pravo, Mike Bongiorno e, soprattutto, Valentino Rossi. La sua (sembra magistrale) autobiografia dal titolo Pensa se non ci avessi provato meriterebbe veramente di essere letta, perché (a sentire i partecipanti al forum) sarebbe «un libro straordinario» e «pieno di riflessioni importanti».

Nicola Lecca

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ANTEPRIMA – La Piramide del Caffé (Mondadori) – In libreria dal 15 GENNAIO 2013

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A diciotto anni, Imi ha finalmente realizzato il suo sogno di vivere a Londra. A bordo di un vecchio treno malandato ha lasciato l‘orfanotrofio ungherese dove ha sempre vissuto e, nella metropoli inglese, si è impiegato in una caffetteria della catena Proper Coffee.

Il suo sguardo è puro, ingenuo e pieno di entusiasmo: come gli altri orfani del villaggio di Landor, anche lui non permette mai al passato di rattristarlo, né si preoccupa troppo di ciò che il futuro potrebbe riservargli. Ha imparato a vivere nel presente, a godersi ogni più piccola emozione e si impegna di giorno in giorno, con costanza, a preparare un cappuccino sempre più delizioso.

Le tante e minuziose regole che disciplinano la vita all’interno della caffetteria – riassunte nel Manuale del caffè cui i dirigenti della Proper Coffee alludono con la deferenza riservata ai testi sacri – gli sembrano scritte da mani illuminate capaci di individuare in anticipo la soluzione a qualsiasi problema pur di rendere possibile il completo benessere di impiegati e clienti.

La “piramide” gerarchica che ordina la Proper Coffee sembra a Imi infinitamente più chiara e rassicurante del complesso reticolo di strade londinesi: che nascondono meraviglie, ma nelle quali è assai facile perdersi e disorientarsi.

Dovrà passare molto tempo prima che Imi – grazie al cinismo di un collega spagnolo e ai saggi consigli della sua spensierata padrona di casa Lynne – cominci a capire la durezza di Londra e l’impietosa strategia delle regole riassunte nel Manuale del caffè.

Tanto candore finirà per metterlo in pericolo: e sarà infine Morgan, il libraio iraniano dagli occhi profondi, a prendersi a cuore il destino di Imi – coinvolgendo nel suo audace progetto Margaret, vincitrice del premio Nobel per la letteratura: anziana e ormai stanca di tutto, ma ancora capace di appassionarsi alle piccole storie nascoste tra le pieghe della vita.

Con la scrittura ferma, cesellata e limpidissima che da sempre è la cifra del suo stile, Nicola Lecca crea un’elegante fiaba contemporanea capace di affondare lo sguardo nei paradossi, nelle ipocrisie della società dei consumi e nell’affollata solitudine in cui ogni nostro bisogno ci consegna a una rete, appositamente tesa da altri per trarne profitto.

La scelta di uno sguardo umile e “spoglio di tutto” come quello di un orfano pieno soltanto dei suoi desideri dà vita a pagine scintillanti, ironiche, capaci di illuminare la complessità del mondo e di emozionarci profondamente.

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